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Una domanda di Irma C., pittrice dalberi

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Una domanda di Irma C., pittrice d’alberi, a un monaco basiliano

 

Come puoi allo stesso modo amare

- chiedevi con le labbra appena mosse –

la vittima e il carnefice, chi dice

e chi tace, chi sceglie e chi attende

al bivio, fermo, il santo o l’uomo lupo?

 

Guardavo, mentre addolciva l’aria

un canto in genovese, i tuoi occhi

tra il grigio e il verde antico, né lustri né opachi.

 

Ti risposi non lo so, mi viene naturale e cercavo

quale mano in te fosse dell’una, quale dell’altro.

 

 

da Notizie dal 72° parallelo, Joler, 2015, p. 17

 Ferdinando Battaglia - 12/09/2017 07:29:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Se dovessi scegliere il punto di fuga di questo magnifico testo, sceglierei "né lustri né opachi", un’immagine bellissima che si riflette in tutto il passaggio che inizia dagli occhi, poiché metafora originale e direi geniale di quell’altra e più significativa del testo in distinzione che rappresentano la mani. Il discorso ha spessore, sia in senso cristiano sia in senso umano, per un credente sono coincidenti. Cristiano poiché c’insegna che l’amore divino è sì vi stizia ma pure misericordia, quindi come può non amare sia la vittima sia il carnefice chi ha fatto dell’Amore lo stabat del proprio vivere? Come può disconoscere anche nel colpevole non solo il legame di fraternità poiché entrambi figli ma anche quella imago Dei ? Sia in senso umano perché, come insegnava forse Buber ai suoi studenti a proposito del nazismo, ciò che può accadere in un uomo può accadere a ciascuno, in ognuno c’è la luce e c’è l’ombra, ecco allora il senso immanente dell’amore del monaco, colui che è separato dal mondo per definizione: la compassione.
Non voglio tediare oltre, ma la scrittura poetica di questa poesia è formidabile, prima ancora dei contenuti, è una delizia averla letta, però anche per questo i suoi contenuti sono diventati urgenza di ritorno riflessivo e discorsivo.
Non mi piace esprimere i complimenti ad un poeta, mi suona elusivo di un’essenza, preferisco esprimere il mio riconoscimento poetico. Ecco.
Ultima nota: il titolo è un piccolo gioiello creativo.

 Amina Narimi - 11/09/2017 12:18:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Irma, ricorda il grande albero...
ha le labbra appena mosse e così mi appaiono anche le sue mani,
tra il tacere e il dire, cercando verità,che già i suoi occhi "sono". La bellezza della antinomia è tutta qui,
nella invisibile vetrata in mezzo al piombo
che separa l’uomo dal divino…
una maschera che continua ad inviare
la vita al corpo intero con un canto,
vivere l’antinomia è un dono, perché guardare dentro la vita in tutti i sensi e tenerli insieme, è lacerante, conservando la propria verità e
comprendendone il contrario naturale, quando ami

Come si sta bene a passeggiare lungo i tuoi vicoli del legno, Alfredo..

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